DUE SOGNI

L. Vergine, Il corpo come linguaggio (La "Body-art" e storie simili), Milano, Prearo Edizioni,1974, pag. 18:

Nel 1962 Kusama Yayoi si fa ritrarre sul suo bianco Phallic Sofa. L'opera mantiene esattamente quello che il titolo promette: il sofà di Crébillon fils, sovreccitato dal tanto narrare di avventure erotiche che trovarono posto sulla sua schiena ospitale, protrude tutti gli aculei fallici che può estroflettere facendoli diventare reali, da ectoplasmatici che erano (un po' il "dramma" di tutta l'arte moderna, la letteralità). Stilizzati cazzi d'ogni dimensione e forma dappertutto, come ti siedi ti siedi: un vero millepeni. A ben guardare la foto, d'altra parte, il sofà ha una ragione ulteriore ed ottima per le sue erezioni: la signora Kusama medesima, che è distesa su di esso prona e tutta nuda - tacchi a spillo a parte, secondo la moda dell'epoca - il volto aggressivo e carico di trucco incorniciato da una foltissima e liscissima capigliatura (o parrucca) d'un nero profondo. Sulle gambe armoniose e sul resto del corpo marchi circolari, con un piacevole effetto di luce psichedelica ante-litteram; tutt'intorno al Phallic Sofà si nota una gran quantità di pasta sparsa a terra (materiale che torna spesso nelle opere dell'artista, e dunque è da lei molto amato): se non vado errato, si tratta soprattutto di rigatoni.

Poiché la signora in questione è giapponese, è forse opportuno fare un altro titolo ed un altro nome come fons princeps per il suo Sofà: "La poltrona umana" di Edogawa Ranpo, racconto del 1925 in cui il celebre scrittore nipponico immaginava che un artigiano, tanto abile nel proprio mestiere quanto ossessionato dalle proprie eccentriche manie sessuali, coniugasse genialmente tali caratteristiche e costruisse una poltrona dentro la quale collocarsi per poter possedere così - per masochistiche vie traverse esoscheletre - le dame che vi/gli si sarebbero confortevolmente sedute sopra; secondo questa lettura, l'artista Kusama immaginerebbe dunque di essere una di tali donne, ed anzi qualcosa in più: l'artigiano e la femmina, il masochista e la dominatrice insieme (pelle e torsolo di mela, per dirla con Mishima). Ancora: data la sterminata quantità di membri di cui la sua opera è dotata, la signora Kusama riterrebbe d'essere degna di un omaggio così totale non solo da parte di un uomo, ma di tutti ("la sterminata quantità" alluderebbe infatti all'infinito); poiché però è stata lei ad ideare il Sofà, "tutti" equivale nella realtà a niente - proprio come in un sogno, nel quale siamo pur sempre noi a dettare le battute ai personaggi che lo popolano, per quanto sorprendenti esse possano apparirci.

Performances, Happenings, Actions, Events, Activities, Installations…, a cura di L. Inga-Pin, Padova, Mastrogiacomo Editore Images 70, 1978, pag. 63 (s.n.p.):

Diversi anni dopo, nel 1968 a New York, la signora Kusama dà vita - ma nella foto in mio possesso purtroppo lei è una presenza soltanto congetturale - a Naked Event; come già per Phallic Sofà, anche in questo caso il titolo è didascalico: l'opera (se sia performance o piuttosto happening non è chiaro) presenta infatti alcune partecipanti ed un partecipante, tutti occidentali e completamente nudi, intenti a danzare intorno ad una grande statua bronzea di George Washington. Yayoi è probabilmente la donna vista da dietro, vestita di tutto punto e con in mano qualcosa che potrebbe essere un aquilone: baso le mie deduzioni sulla capigliatura e sui cerchi che le chiazzano le gambe, molto simili a quelli del Sofà. L'ipotetica performeuse, ovviamente o per caso, si trova accanto all'unico modello maschio, e sembra condurre un gioco questa volta molto meno solipsistico del precedente, capace di includere addirittura altre donne oltre lei. Lei? Ma è proprio lei? E il fatto che quasi non la si noti per lo spazio che lascia agli altri (soprattutto alle altre: in particolare, a sinistra, c'è una ricciuta e puntuta ragazza che mostra la benefica cura di Berkeley 1968 allo spettatore del Terzo Millennio) è casuale? La foto non è stata certo scattata da qualcuno di passaggio ed ha avuto il beneplacito dell'artista per la pubblicazione. Sei anni dopo, Kusama sembra esser diventata volutamente anonima quanto i membri del Phallic Sofà, come se il suo corpo si fosse dissolto in una forma di panismo erotico che la liberasse dalla pesantezza dell'egocentrismo. Sei anni dopo, Kusama visse alla pari di molti altri dentro il sogno della rivoluzione sessuale.